mercoledì 26 giugno 2019

Il castello ora è del popolo, nuovo testo di poesia


                      

Il castello  ora è del popolo

Cranio e capelli, uno a uno, cranio e capelli, allineati lavano le mie parole di
fronte a me, dentro l’ombra dei muri respirano attraversate opere
pittoriche, sbuffano i fantasmi sulle fessure del tempo, il castello è del
popolo, siamo ciò che resta, le mie parole sbattono tra cranio e capelli, a
stento filtrano un po’ più in là, il castello ora è del popolo, la luce dei led si
scansa, dice le mie parole mistiche, gli dei assenti ci evitano, mi sono messa
in posa dentro Chagall assiderata di colori, in proiezione, i fantasmi
ridacchiano sullo sfondo delle frontiere, insieme stiamo masticando
un silenzio degradato, il resto è pura essenza, precede i fatti (hanno
diagnosticato croci templari), gli archi della carraia sputano secoli rovesciati,
trascendono logiche contestuali, irridono a difesa, sono altrove.

La mostra delle torture parla violenze, gufa i giovani dello staff, stregoneria
di ogni bene, muove fatti uncinati, veloce mi sottraggo, avviso gli increduli,
espiro il maleficio dalle mie fibre, libera mi inoltro, è il simbolo che trasforma
il dolore, l’umanità stuprata da sempre, tintinnano pensieri di cristallo, sono
libera, questo è un luogo del popolo, bianche pieghe sopra imbandite
tradizioni, questo castello ora è del popolo, uno a uno, cranio e capello,
risucchiano parole e padronanza, tramontano i sentieri dei profumi, la gente
mangia zeppole e ricordi,  si addensano gli istanti.


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