venerdì 9 marzo 2012

Festa della donna 2012, 8 marzo

E'molto che non mi faccio viva sul blog.
Eccomi.
Per la Festa della donna 2012 avrei dovuto essere a Milano, alla libreria Isola libri a via del Pollaiuolo.
Mi avevano invitata. Non sono riuscita ad andare. Vi propongo la relazione che avrei fatto lì.


(A proposito: sapete di uomini che organizzano manifestazioni per la Festa della donna?
Io no. Se ne siete a conoscenza, fatemi sapere. Non vorrei dovermi convincere che siamo sempre noi a "farci la festa".)


Foemina madre donna

La giornalista americana, Tina Brown, direttrice di Newsweek e di The Daily Beast, ha annunciato un summit del suo “Women in The World” che si terrà a New York dall’8 all’11 marzo c.a., e in cui lancerà il Manifesto della futura battaglia delle donne.
Ha invitato il Premio Nobel per la pace, Leymah Gbowee, il Premio Oscar, Meryl Streep, il Presidente del Fondo Monetario, Cristine Lagarde,e la numero due di face book, Sheryl Sandberg. E poi Angelina Jolie, Chelsea Clinton,Barbara Bush, etc..
Secondo le sue dichiarazioni, lancerà il manifesto per un nuovo femminismo e, criticando donne importanti, quali Michelle Obama, che si comporta come se fosse agli arresti domiciliari, o Sarah Palin, che è animata troppo da rabbia populista, o Anne Sinclair, consorte di Strauss-Kann, che avrebbe esibito il modello di donna che deve sopportare, proporrà, se ho ben capito, un modello femminile fondato sul potere economico-politico.
L’intervista a Tina Brown è pubblicata su La Repubblica del 5 marzo u.s.
Guarda caso, sullo stesso numero appare una recensione di Federico Rampini su un libro di Charles Kenny , la cui traduzione esce in questi giorni col titolo “Va già meglio”.
Vi si sostiene che lo sviluppo è possibile se verrà dato spazio adeguato a certi diritti fondamentali quali l’istruzione e la salute.
Certo, e chi può dire che non è giusto?
Inoltre di questo libro è importante il sottotitolo che suona così: “Lo sviluppo globale e le strategie per migliorare il mondo” . Sicuramente c’è un’analisi apprezzabile sia dal punto di vista storico che geografico.
Però, dal momento che parla di diritti, è lecito chiedersi se i diritti delle donne sono dati per acquisiti, o se, nel contesto maschilista globale, essi non hanno la benché minima rilevanza.
Nel primo caso, io non darei per acquisiti i diritti di cui oggi gode la donna perché non sono diritti naturali, sono soprattutto diritti civili,e sono frutto di grandi battaglie. Come tali, si possono perdere.
(Questo vorrei ricordarlo alle donne giovani che fruiscono di alcune libertà che le donne della generazione passata hanno conquistato masticando chiodi.)
Il caso poi che gli uomini,che sono poi quelli che a tutt’oggi gestiscono il potere politico, economico e culturale, non se ne preoccupino, o forse se ne preoccupano tanto da volerli ignorare, dovrebbe indurre le donne a riflettere e sicuramente a riprendere in mano il problema del Femminismo.
Credo però che l’idea di Femminismo configurato dalla succitata giornalista americana sia molto lontana da una riflessione profonda sulla essenza della donna e soprattutto sul rapporto col maschile (che non è il rapporto col maschio) perché è un’idea calibrata su strumenti di lotta tutti al maschile.
Il problema fa pensare alla distanza enorme che separa i generi, alle differenze ineludibili tra l’uomo e la donna.
Sulla distanza di genere vorrei iscrivere i termini di questa che doveva essere la mia conversazione: foemina, madre, donna, e mi viene subito in mente il mito di Arianna.
Sappiamo che gli antichi hanno costruito i miti per rappresentare ciò che per loro era misterioso, inspiegabile con la ragione e quindi oggetto di paura.
Ma torniamo ad Arianna.
Si tramanda che il Minotauro, creatura metà uomo e metà bestia, rinchiuso nel labirinto, esigeva come pasto i migliori giovani di Creta.
Teseo, decise di ucciderlo e liberare la città da questo cruento tributo e fu sostenuto in questa impresa da Arianna, figlia di Minosse e sorella del mostro.
Lei aiutò Teseo a entrare, a orientarsi nel labirinto e a uscirne, dopo aver ucciso il Minotauro, con l’ausilio del famoso gomitolo di filo.
Lo fece perché innamorata di Teseo il quale, dopo l’impresa si imbarcò con lei ma la abbandonò sull’isola di Nasso.
Questo mito, che, come tutti i miti, è costruito sulla simbologia essenziale degli archetipi, ci descrive il rapporto tra il maschile e il femminile: rapporto che è caratterizzato dal loro essere diversi.
Il Labirinto rappresenta l’inconscio. Teseo, affronta un pericoloso viaggio alla ricerca della sua identità e per fare questo deve confrontarsi con i suoi istinti bestiali (il Minotauro). Si affida ad Arianna (il femminile) che lo riporta alla luce della consapevolezza. In questo modo gli antichi delinearono i due concetti di maschile e di femminile.
Ma il femminile non è necessariamente un elemento che distingue il genere: potrebbe essere, anzi, essere stato, una categoria, un universo concettuale, semantizzato attualmente come attributo di genere per ragioni storiche.
Sappiamo infatti che l’età neolitica è costituita da una struttura sociale fondata sulla “matrilinearità” (erano le madri a riconoscere i figli) fondata sulla economia della Terra, la Grande Madre che nutriva tutti i figli con i suoi frutti e dove la donna condivideva con la Terra il suo ruolo misterioso di madre.
La donna-dea-terra-madre era rappresentata in vari modi (e ne abbiamo tracce cospicue) in tutte le culture del mondo.
Quando con i popoli Ariani sono cominciate le guerre per il predominio sulla terra in quanto le società sono passate dal nomadismo alla stanzialità, è cominciato anche il lungo cammino dell’uomo verso le società patrilineari che sono tuttora in corso.
In questo processo il maschile ha cercato in ogni modo di soffocare la”potenza” del femminile, che è potenza derivante dalla natura, col “potere” della guerra e della forza fisica che è costruzione culturale.
Oggi la donna,(sicuramente ci sono le eccezioni e questo è soltanto il mio pensiero) vuole cambiare il mondo con le stesse armi di guerra dell’uomo.
Quanto tempo abbiamo sprecato con la questione delle quote rosa? Che pena le “quotiste”!
Gli uomini continuano ad avere paura delle donne(e fanno bene) perché la”potenza” femminile armata del “potere” maschile , è un mostro da temere, e quindi interdicono gli spazi di potere con determinazione e pervicacia, oppure ipocritamente
riconoscono il diritto di partecipazione della donna, ma poi di fatto lasciano le cose come stanno.
Insomma è la guerra e la conseguenza è che la donna è sempre più stressata e l’uomo è sempre più l’eroe vinto che si lecca le ferite. Oppure ammazza e fa le carneficine.
E questo stato di cose incide sulla quotidianità dei rapporti che sono alla base dell’esistenza.
Il Dio delle grandi religioni monoteiste è tramandato al maschile. Ma questa è una percezione alimentata dall’ignoranza.
Secondo i filosofi gnostici, in tutte le religioni del mondo nel Dio Principio Primo sono insite entrambe le nature del maschile e del femminile. In realtà nessun Demiurgo Creatore può essere tale in assenza del principio femminile.
JAH-HOVAH, da cui Geova, contiene il principio maschile, JOD (il membro maschile), e il principio femminile HEVE, EVA, EBE, YONI, IL CALICE DIVINO, L’ETERNO FEMMINILE.
Ho toccato questo argomento a volo d’uccello, (ma sarebbe interessante parlarne per dimostrare che la percezione che noi moderni abbiamo della religione è completamente diversa da quella delle origini e dalle istanze profonde da cui le religioni si sono generate), perché voglio chiudere ricordando un altro mito.
Quello che Platone mette in bocca ad Aristofane nel Simposio.
“Un tempo - egli dice - gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all'antica perfezione”.
E questo è un altro modo con cui gli antichi si spiegavano la differenza di genere e , se dicessi, anche i meccanismi dell’amore, sembrerebbe che io voglia fare una sviolinata sentimentale.
In verità penso che la realtà sia molto più complessa.
Penso ai psicanalisti che sostengono che il maschile e il femminile siano insiti in ciascuna persona e penso anche che questa bidimensionalità di ciascuno vada armonizzata con quella degli altri.
Penso che nella gestione della società in ogni campo, da quello politico a quello economico, a quello culturale uomini e donne debbano introdurre ed equilibrare le caratteristiche di genere.
Mi chiedo allora: perché le nostre deputate e le nostre senatrici, quando si vota per inviare i contingenti militari nelle zone di guerra non optano per la pace e invece mandano a morire i giovani?
Hanno dimenticato di essere delle donne e di potenziare la cultura della pace.
Forse è questo il principio del nuovo femminismo: trasformare in azione il femminile, quello originario che affonda le sue radici nei precordi di ciascuna donna, e trasportarlo nella vita quotidiana.
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