Maria
Racioppi, intellettuale romana di origine pugliese, è scomparsa un mese fa.
Non
è facile pensare a lei come ad una persona che non c’è più, perché lei è stata
nelle nostre vite, credo, in ciascuna a suo modo, come una presenza forte,
affidabile, con tutto il suo contributo di una personalità complessa e rigorosa
di indiscusso riferimento.
Almeno
così per me.
Di
lei, portatrice di molteplici doti umane, culturali e intellettuali, ammiravo e
amavo soprattutto l’onestà intellettuale e l’apertura mentale con cui si
accostava, e spesso affrontava, ogni aspetto della vita.
Per
queste doti la sua produzione letteraria, che va dalla poesia, alla narrativa,
al teatro, alla saggistica, pur essendo incastonata nel classicismo e nella
tradizione, ne supera agilmente i limiti, per collocarsi in una dimensione di
utilità umana e sociale e di godibilità estetica, classica e moderna ad un
tempo.
E’
per questo che nella sua cifra di poeta, cantore convinto del potere salvifico
della storia, sicuramente ha lasciato una traccia di indelebile sua permanenza
presso i posteri.
Ne
sono sicura.
Di
lei ricordo la tante avventure intellettuali corse insieme in uno scambio di
esperienze, di amicizia vera, di
emozioni, di stima reciproca.
Ho
avuto modo di farle visita negli ultimi tempi della sua esistenza terrena.
Avrei voluto farlo con maggiore assiduità e non soltanto perché lei meritava ma
anche perché, pur in situazione estrema, almeno per me è stata un esempio.
Non
si poteva non restare ammirati della lucidità e della consapevolezza con cui ha
preparato e condotto il distacco del suo Spirito dal corpo che, rapidamente e
quasi a tradimento, non ha reso più ragione della bellezza sua di una volta.
Eppure,
dalla decadenza del corpo il suo Spirito di donna, di madre, di intellettuale,
di artista, di amica, prendeva vigore, coraggio, splendore.
Io
so con certezza che posso ricordarla così e sogno egoisticamente che non se ne
vada troppo lontana da me.
So anche che è un sogno impossibile: Maria amava viaggiare e chissà
come se ne andrà beata per i cosiddetti ”pascoli del cielo.
Ma
io non voglio dirle addio.
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