Si tratta di una raccolta inedita intitolata "Punto di fuga" di cui vi anticipo qualcosa.
Purificate restammo voci senza eco, restammo.
A graffiare gli intonaci spergiuri nella notte, mute.
Editammo sezioni auree barando.
Conchiglie primordiali.
Col fiocco in testa
solcavo il sole nella piazza del
sole vibrarono le sonagliere dei muli.
Ancora
sale caparbio il
segno, declina la presenza del dio pagine inclini al
ginocchio
dove il passo è
muto tenerezza del tempo annodato sugli esiti
resistere al silenzio magari sotto falsa identità
marcare il
grembo della maschera
stratificarne il vuoto.
Persistenza del
ritmo questa agonia permanente
egemonia del pretesto
stratificammo il vuoto persistendo nel ritmo.
Persistendo.
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Sali dalla pietra in attesa di essere detta. Smantelli
un muro a secco.
La tua eternità degradabile
a tempo determinato.
Cedi alla sfida. Questo ci
chiede chissà
chi.
La
parola porta in bocca arcobaleni
stiamo sognando.
Ancora
estremi ci
consegniamo all’enigma.
Dove l’essere si ambigua
le superfici si affollano fragili
innumerevoli
sbattono ai
muti seminati di pane
e niente flettono
arabeschi inconsistenti deflagrano
in virtù accidentate vivono,
burlesque, le verità mediatiche ingozzano folle
sagge senza spasmi. Ci
dimidiano. Il dio delle cose spergiuro sputa sulla
nostra ombra.
Ci siamo persi. La mia
zona franca deborda in due fonemi c’est à dire due
sperimetrati respiri, io e sé.
Cantavo sottovento
in fuga. Il fiocco in testa
non si conosceva deciduo. I
muli squassavano le sonagliere.
Disegnavano la biografia
della
piazza.
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Sottopelle avviene muto lo schianto
del senso
trama l’ordine riconduce en abîme
le tracce delle mappe ricamate nei
secoli contenutezza della
predizione. Le silence.
L’avessi visto rifratto
dentro le giunture delle falangi negli antefatti
della contrazione nelle fessure della notte,
infernale senza un
per sempre il punto di fuga.
Sottopelle allaga ogni
fibra convoca un’orchestra è il corpo che ascolta,
come un fiume diluisce il tempo lo parla.
Mette lamine di primavere
seduce gli inverni spartisce il mare
dove il fiocco di
seta ha chiuso la corsa.
Smuove la
prospettiva.
Era bianco.
Era bianco.
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