Uno stralcio
...............................................................................................
...............................................................................................
........... mentre il funzionario
dell’acea si piegava di lato per estrarre qualcosa
dalla cartella che aveva appoggiata in terra accanto alla sua sedia e spingeva nel frattempo gli occhi
verso i miei piedi (o i miei sandali?) posizionati
sotto il tavolo, sguardandoli a lungo.
Mi venne naturale fare, a occhio e croce, il
punto della mia situazione pedestre: piedi senza
calze, perché si era a maggio inoltrato, portati
sotto gonna lunga, curati per recente pedicure,
in sandali di discreta eleganza e di un mio stile
preferito e cioè “alla francescana” che sarebbe a due
fasce orizzontali a tenere bene il piede e cinturetta
con fibbia che corre dietro il tallone passando
da un lato all’altro del piede stesso, tacco basso,
color marrone scuro come ne avevo portati tanti
nella mia vita e come continuo a portarne, anche
perché, dopo la frattura alla caviglia sinistra, sono
capitolata sul “francescano bene” interpretato da
dott. Shöll, Pescura, Sanagens e altri, acquistabile
in farmacia.
Lo sguardo gettato ai miei piedi non era stato né lungo, né impudico, né intrigante, né curiosante, né immorale, né impertinente, né forzato, né sconcio, né volgare, né intraprendente, né insolente, né offensivo, né ammiccante, né... Sembrava piuttosto una sguardata involontaria che, però, aveva avuto il potere di collegare la propaggine fonica di cui dicemmo, e cioè la voce del funzionario dell’acea, appoggiata all’apertura esagerata delle vocali che lo inscriveva immediatamente in un quadro di origine meridionale (Sicilia, Calabria, Basilicata), ad una denominazione arcaica dei sandali e cioè alla parola “calzari”.
Lo sguardo gettato ai miei piedi non era stato né lungo, né impudico, né intrigante, né curiosante, né immorale, né impertinente, né forzato, né sconcio, né volgare, né intraprendente, né insolente, né offensivo, né ammiccante, né... Sembrava piuttosto una sguardata involontaria che, però, aveva avuto il potere di collegare la propaggine fonica di cui dicemmo, e cioè la voce del funzionario dell’acea, appoggiata all’apertura esagerata delle vocali che lo inscriveva immediatamente in un quadro di origine meridionale (Sicilia, Calabria, Basilicata), ad una denominazione arcaica dei sandali e cioè alla parola “calzari”.
Avevo sempre abbinato i calzari agli dei e agli eroi.
Mercurio, messaggero degli dei, svolazza da una
parte all’altra del mondo omerico agitando il
caduceo, in virtù dei suoi calzari alati.
Spesso i destinatari dei suoi messaggi ne avvertono la presenza, prima ancora di vederlo, perché sentono nell’aria le vibrazioni dei suoi calzari alati e cominciano ad agitarsi.
Perché il più delle volte porta i rimproveri di quel rompiballe di Giove che lo invia a richiamare gli uomini agli obblighi del loro destino, come quando lo spedì presso Enea, quel fannullone che si era parcheggiato con tutto il suo popolo a Cartagine e si scopava la regina Didone: si era dimenticato.........
(Da Le scarpe, se dette calzari, sono altro, 9 racconti eccentrici, AltrEdizioni, 2017)
Spesso i destinatari dei suoi messaggi ne avvertono la presenza, prima ancora di vederlo, perché sentono nell’aria le vibrazioni dei suoi calzari alati e cominciano ad agitarsi.
Perché il più delle volte porta i rimproveri di quel rompiballe di Giove che lo invia a richiamare gli uomini agli obblighi del loro destino, come quando lo spedì presso Enea, quel fannullone che si era parcheggiato con tutto il suo popolo a Cartagine e si scopava la regina Didone: si era dimenticato.........
(Da Le scarpe, se dette calzari, sono altro, 9 racconti eccentrici, AltrEdizioni, 2017)
Nessun commento:
Posta un commento