Il
castello ora è del popolo
Cranio
e capelli, uno a uno, cranio e capelli, allineati lavano le mie parole di
fronte
a me, dentro l’ombra dei muri respirano attraversate opere
pittoriche,
sbuffano i fantasmi sulle fessure del tempo, il castello è del
popolo,
siamo ciò che resta, le mie parole sbattono tra cranio e capelli, a
stento
filtrano un po’ più in là, il castello ora è del popolo, la luce dei led si
scansa,
dice le mie parole mistiche, gli dei assenti ci evitano, mi sono messa
in
posa dentro Chagall assiderata di colori, in proiezione, i fantasmi
ridacchiano
sullo sfondo delle frontiere, insieme stiamo masticando
un
silenzio degradato, il resto è pura essenza, precede i fatti (hanno
diagnosticato
croci templari), gli archi della carraia sputano secoli rovesciati,
trascendono
logiche contestuali, irridono a difesa, sono altrove.
La
mostra delle torture parla violenze, gufa i giovani dello staff, stregoneria
di ogni
bene, muove fatti uncinati, veloce mi sottraggo, avviso gli increduli,
espiro
il maleficio dalle mie fibre, libera mi inoltro, è il simbolo che trasforma
il
dolore, l’umanità stuprata da sempre, tintinnano pensieri di cristallo, sono
libera,
questo è un luogo del popolo, bianche pieghe sopra imbandite
tradizioni,
questo castello ora è del popolo, uno a uno, cranio e capello,
risucchiano
parole e padronanza, tramontano i sentieri dei profumi, la gente
mangia
zeppole e ricordi, si addensano gli
istanti.
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